PERCHE' SI MUORE? Come spiegare la morte ai bambini


Nella nostra cultura, mediterranea e italiana in particolare, la morte è troppo spesso esorcizzata, se ne parla poco o niente, e siamo noi adulti per primi a bandirla dai discorsi, soprattutto in presenza dei bambini, perché si pensa che il tema strida con la spensieratezza tipica dell'infanzia.

E anche tra adulti stessi, non si tende molto a parlarne, quasi fosse un tabù.

La morte fa parte della nostra vita. Solo qualche decennio fa la morte era considerata maggiormente per quello che è: evento naturale, frequente, che fa parte della vita e veniva condivisa con tutti membri della famiglia, inclusi i bambini. Era un momento di unione in cui attraverso il dolore della perdita si rafforzavano i legami familiari e amicali. Oggi invece si tende a riconoscere solo un aspetto doloroso del lutto e per questo i genitori tendono a proteggere i bambini eccessivamente, ritardando inevitabile il momento dell'incontro con la perdita di una persona vicina.
È vero, i bambini sono piccoli, ma piccolo non vuol dire incapace. I bambini hanno bisogno di rispetto, di verità e fiducia per potere dare un senso a ciò che accade intorno a loro e ritrovare la sicurezza per continuare a crescere.

In realtà non esiste una casa che non sia stata toccata da qualche lutto: Il lutto fa parte integrante dell'esperienza stessa della vita, in ogni tempo, ogni cultura, ogni luogo.

È in assoluto una delle esperienze più paritaria del vivere, come nascere.

Riguarda tutti, senza distinzione, a qualsiasi gruppo si appartenga, senza differenze di età, nazionalità, colore della pelle, scolarità e ceto sociale.

 

 

PERCHE’ E’ IMPORTANTE PARLARE DELLA MORTE AI BAMBINI?

“Dove si va quando si muore?” “Ma dov'è adesso, come mai non lo vedo più? Ma poi torna?”,

Può arrivare un momento, nell'infanzia di molti bambini, in cui una domanda simile viene posta ai genitori, in occasione di un lutto di una persona cara, ma talvolta anche senza pretesto, così in linea del tutto teorica. E rispondere in modo appropriato diventa un'impresa assai ardua, che coinvolge i propri credo più profondi, siano essi religiosi o laici.

Parlare di morte ai bambini non è facile e non c’è un modo giusto, ma i bambini hanno bisogno di sapere, di conoscere: perché voi siete tristi, perché gli altri sono tristi, perché anche loro sono tristi… È bene e necessario quindi, stringere un ‘patto di comunicazione’ con il bambino, cioè affermare che starete vicino a lui per aiutarlo ad affrontare quello che sta succedendo, che è libero di comunicare come si sente, che può fare qualsiasi domanda e che voi farete quanto vi è possibile per rispondere, e quando lo farete sarà importante che voi lo facciate fornendo informazioni precise ed adatte all’età del bambino, con un linguaggio che sia per lui comprensibile

Ciò che il bambino è in grado di capire della morte, dipende dalla sua età, dalle sue caratteristiche personali e dalla relazione che aveva con la persona che sta per morire.

·         I bambini più piccoli si sentono generalmente molto confusi e non comprendono del tutto ciò che sta accadendo, hanno bisogno di essere rassicurati, abbracciati, baciati e coccolati.

·         I bambini tra i 3 ed i 5 anni vedono la morte come una partenza momentanea e pensano che la persona morta tornerà. Sono generalmente abituati a guardare cartoni animati in cui il loro eroe viene fatto scoppiare in mille pezzi, viene schiacciato o cade in un burrone, ma dopo due secondi ricompare miracolosamente vivo e pronto per nuove avventure. Quando tuttavia la morte li interessa da vicino, vivono intensamente la perdita, vivono intensamente il dolore perché sono già in grado di capire che cosa sia la sofferenza. I bambini intorno ai 5 anni si mostrano spesso incuriositi dagli aspetti fisici e biologici della morte.

·         I bambini tra i 7 e gli 8 anni hanno un’idea più realistica della morte, uno dei problemi maggiori è dato dal fatto che non sono in grado di capire e identificare le loro emozioni. Potrebbero regredire in abilità precedentemente acquisite e diventare aggressivi con i compagni o sfogare la loro aggressività verso giocattoli e altri oggetti. Di solito esprimono interessamento per quegli aspetti che riguardano i funerali ed il rito della sepoltura.

·         I bambini tra gli 8 e gli 11 anni vedono la morte come la fine delle funzioni vitali, per esempio come assenza di respiro o assenza di battito cardiaco. Anche a questa età i bambini non sanno riconoscere in modo chiaro le emozioni che provano e potrebbero esprimere rabbia e dolore con i compagni o con i familiari attraverso comportamenti aggressivi o tipici di quando erano più piccoli.

·         bambini dagli 11 anni in su sono in grado di comprendere la morte in termini adulti, vanno pertanto trattati come tali, ricordando che spesso hanno difficoltà a gestire ed esprimere le proprie emozioni, proprio come accade per gli adulti.

E’ importante, quindi, seppur difficile, parlare della morte ai bambini, anche se molto piccoli: ciò li aiuta anche nel difficile percorso di elaborazione del lutto.

 

 

COME PARLARE DELLA MORTE AI BAMBINI?

Non vi sono parole giuste da dire o frasi fatte in queste situazioni. Nell’affrontare con il bambino questo argomento è importante fargli capire che non è la morte in sé, in quanto evento fisico, ciò che ci fa stare male, ma che piangiamo e manifestiamo il nostro dolore perché è la fine di una relazione speciale che ci rende estremamente tristi.

Ricordiamoci che quando i bambini sono piccoli le nostre emozioni di adulti li condizionano più delle parole che proviamo a esprimere.

 Ecco alcuni suggerimenti su come rapportarci con i bambini:

-           SINCERITA’: Seppur terribile, occorre spiegare ai bambini che purtroppo la persona amata non potrà più essere con loro, almeno nel modo con cui l’ha sempre fatto. Essa potrà essere sempre presente, ma in modo diverso, nei loro ricordi, con i loro insegnamenti, nel loro cuore, utilizzando un linguaggio corretto privo di eufemismi.

-           DARE RISPOSTE: mettersi nell'ottica di chiedere al bambino se ha capito o se ha bisogno di ulteriori spiegazioni, esplicitando che la persona amata non voleva abbandonarlo, scardinando quel senso di onnipotenza che i piccoli tendono ad attribuire agli adulti, e legittimando i loro sentimenti, le loro emozioni, le loro lacrime.

-           STARE ACCANTO: l bambino non deve mai essere lasciato solo con il proprio dolore o con la presupposta assenza di dolore. I bambini hanno bisogno di sapere che non verranno tenuti all'oscuro di cose importanti. Questa consapevolezza risparmierà loro un'ansia incessante. Se si è sinceri e diretti con i bambini, sapranno che possono contare su persone disponibili e degne di fiducia.  La nostra incapacità di stare accanto a loro quando sono sofferenti ci mette a contatto con l'impotenza, che la morte più di altri sollecita in noi, ma la presenza è importantissima!

-           DARE SIGNIFICATO: I bambini, soprattutto in certe fasi della vita, vogliono sapere il perché di tutto ciò che c’è intorno a loro, per capire il significato della vita. Ma di fronte a situazioni dove nemmeno noi adulti sappiamo dare una spiegazione possiamo aiutare il bambino a elaborare quello che sta vivendo, e se non riusciamo a trovare le parole giuste, facciamoci aiutare dalle storie, dai libri.

-           RICORDARE: importante è trovare un momento della giornata per parlare dell'assenza della persona, delle cose che si facevano insieme e della bellezza del tempo trascorso; e se dovesse emergere un senso di colpa nel bambino, è importante dedicare del tempo nel trasmettere che egli non ha nessun ruolo nella morte della persona amata.

 

 

 

COSA FARE QUANDO SI E’ TROPPO COINVOLTI DA NON RIUSCIRE A PARLARE?

 

 

Non è semplice parlare della morte ai bambini, soprattutto quando essa coinvolge una persona cara molto vicina. Alle volte può succedere che i genitori stessi, o chi si occupa del piccolo, è coinvolto nello straziante dolore della perdita; per questo possono rivelarsi utili dei colloqui con un professionista per offrire uno spazio di elaborazione personale all’adulto, un supporto emotivo, che permetta poi di favorire la consapevolezza dei bisogni del bambino e potergli stare accanto.

 

 

 

Dott.ssa DI ROCCO GLORIA

Psicologa, psicoterapeuta

 

 

La morte non è niente

La morte non è niente.

Sono solamente passato dall'altra parte:

è come se fossi nascosto nella stanza accanto.

 Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.

Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare,

parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.

Non cambiare tono di voce,

non assumere un'aria solenne o triste.

Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,

di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. 

Prega, sorridi, pensami! 

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:

pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.

La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:

è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza

Perché dovrei essere fuori dei tuoi pensieri e dalla tua mente,

solo perché sono fuori dalla tua vista?

Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.

Rassicurati, va tutto bene.

Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.

Asciuga le tue lacrime e non piangere:

il tuo sorriso è la mia pace.

 

 

Henry Scott Holland

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